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Opere > Ventagli ci Colore
Ventagli di colore è il carattere principale delle sue opere. i colori, infatti, costituiscono un punto di riferimento espressivo imprescindibile per Maximilian Di Bella; essi, nel loro "ventaglio", ossia nelle loro infinite declinazioni e sfumature, diventano messaggeri della voglia di vivere e della speranza che pervade la silloge. E' soprattutto la luce quindi, in vario modo riflessa in questi componimenti, a illuminare il racconto e condurre il lettore verso il cammino che l'autore compie, attraverso le proprie emozioni e desideri ma anche la sofferenza e le solitudini. Egli talvolta sembra riflettere sul proprio sguardo sul mondo, ed è come se in queste circostanze si servisse di una lente di ingrandimento per cogliere, nelle piccole cose, ciò che di sé ancora non conosce, ciò che desidera condividere. Sono questi i momenti più alti della lirica di Maximilian Di Bella, come quando riesce a cogliere l’amore e le sue spine al centro di una rosa che sboccia:
E’ mattino
Poco dopo l’alba.
Un tramonto nascente;
un raggio di sole sfiora una rosa
e questa,
aprirsi di colpo
mentre
la rugiada le vola attorno.
[…]
(Amore di Spine)
In questi versi l’amore è incanto, bellezza, ma allo stesso tempo rappresentano un pericolo perché le spine possono ferire e allontanare, provocare “dolorose carezze“(Amore di Spine).
L’amore e le donne, in questa silloge, hanno sempre un ruolo ambivalente, sono oggetto di desiderio ma allo stesso tempo fonte di sofferenza, sono la causa di “vani atteggiamenti” (Amaro desiderio (riflessioni)), e di inutili sforzi per sembrare altro:
[…]
Donne apparentemente scialbe e vuote,
infliggono ferite ma piene di sale.
Donne senza le quali vivere in assoluta libertà,
lontano da vani atteggiamenti.
Alla fine, le orme nella storia,
in cerca di qualcosa che sarà ignaro nella sua mente
ma doveroso nell’animo.
[…]
(Amaro desiderio (riflessione)
Ciò che l’autore tenta di rilevare è la voglia di ritrovarsi, il bisogno di togliere ogni maschera che lo separa dal mondo reale: “Attore di teatro. / Maschere dell’essere, uomo irreale, / concreta invisibilità. / Recitazione passo dopo passo, / lungo cammino di vita. / Solo nel buio,reale incompreso. / Verso la luce, un viso schiarire”. Come un pagliaccio solo e malinconico, colui che non è “reale” cerca una via, una risposta che si trova ancora una volta “nella luce”, precisamente in un volto (“Verso la luce, un viso schiarire” Il pagliaccio).
Essere invisibili, in sostanza, significa abitare il buio, convivere fianco a fianco con la solitudine (“Dolore, reale solitudine”, Solitudine). Si tratta quindi di cogliere il senso di questa luce, l’origine della salvezza, che forse risiede principalmente nella capacità di lasciarsi andare, di offrirsi agli altri per ciò che si è veramente (“amore mio questo sono io”, Io sono così).
Questo è lo spirito d’avventura che attraversa il racconto, l’aria di libertà che si fa spazio fra le malinconie e le difficoltà del vivere quotidiano: “il mare, / nel suo freddo fiume, / l’arcobaleno, / ventagli da vivere. / Libertà, / gabbiani a pelo d’acqua, / spruzzi di foglie, / il mio destino, / trafitto da calda luce.” (Ventagli). In questa lirica la libertà è un destino a cui affidarsi senza remare, consapevoli che la ricerca di sé è un’esperienza unica, un rischio che vale la pena di correre: “Sentieri, / ricerca d’avventura, di sé. / Cammino pestando perle di rugiada, / nelle calle del mio io” (La natura dell’estasi).
Maximilian Di Bella quindi cerca se stesso attraverso una parola poetica che sfida la contingenza e si libera in volo con ali di gabbiano, o si abbandona come un tulipano al vento:
L’azzurro dei tuoi occhi in un gabbiano,
immensità d’amore
libero e limpido, in noi.
Io, tulipano al vento,
vivevo di speranze ai tuoi sorrisi,
funesto il battito in attesa del compiersi.
[…]
(Luna)
Luna narra una storia ormai conclusa (“Brilla ora la mia stella per un’altra luna!”) eppure si percepisce quel sentimento che ispira tutta la poesia di Di Bella, quella emozione che lo abita (“Si può riempire il vuoto / solamente con l’avventura; / ispirarmi tu puoi, ma da solo, / mi accingerò alla conclusione, / facendo crescere la forza d’animo / che è dentro me.” Forza d’animo), perché in questa silloge l’amore non si limita solo a narrare, ma vuole “essere” a tutti i costi la sua poesia a diventare vento: (“Il mio cammino, / vento” (Orizzonti)).
Marina Paola Sambusseti
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